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mercoledì 5 febbraio 2014

10 ANNI DI FACEBOOK...

Dieci anni dell'era "after Facebook".
I successi di Zuck, mister 30 miliardi

Le tappe del successo del social network fondato in uno studentato di Harvard e che ora ha 6.300 dipendenti. Zuckerberg, a 29 anni, "vale" 30 miliardi di dollari ed è anche divenuto uno dei più generosi filantropi californiani con una donazione di un miliardo per combattere la povertà nella stessa Silicon Valley.


NEW YORK - Altro che 2014, noi viviamo nell'anno Dieci dell'era A.F.: "after Facebook". Celebrando il decimo anniversario del social network, Usa Today fa della sua nascita uno spartiacque... paragonabile alla nascita di Cristo? E gli accostamenti con la religione non si fermano qui. Un membro del consiglio di amministrazione di Facebook (d'ora in avanti abbreviato Fb) ha detto che "la Chiesa cattolica ci ha messo duemila anni per raggiungere il miliardo e 200 milioni di fedeli, noi abbiamo centrato lo stesso obiettivo in dieci anni".

Insomma, Fb forse non è una religione, ma di certo i suoi sacerdoti maneggiano l'iperbole con disinvoltura. Si può capire il loro orgoglio, anche se sconfina con l'arroganza: i numeri sono impressionanti. Quanto nasce il 4 febbraio 2004 in un pensionato universitario di Harvard, ideato da
Mark Zuckerberg, Chris Hughes e Eduardo Savarin, nessuno davvero può immaginare che The Facebook (sì, all'inizio aveva l'articolo) avrebbe conquistato il mondo alla velocità della luce. Come sa chi ha letto le numerose biografie apocrife di Zuckerberg, o ha visto il film "The Social Network" premiato con l'Oscar, all'origine questo sito era pensato per soli studenti universitari.

Aveva modalità di accesso simili a un club esclusivo, non era certo pensato per un'esplosione planetaria. Nella prima versione doveva servire a legare con amici nel mondo universitario, e molto spesso con una semi-ossessione sul ... rimorchio delle ragazze. Già
in quell'ambito il successo fu travolgente, prima ancora di aver compiuto un anno di vita - nel dicembre 2004 - il social network aveva un milione di utenti, l'anno successivo raggiungeva e connetteva tra loro 800 college americani.

Ancora nel 2005 cominciò a espandersi nei licei. Solo il 26 settembre 2006, pochi mesi dopo aver varato la prima versione "mobile" (disegnata per l'accesso dai telefonini anziché sui computer), Fb si apre a tutti. E quando si dice tutti... Tre anni dopo raggiunge i 360 milioni di utenti, nel 2010 supera ampiamente la barra del mezzo miliardo, il 4 ottobre 2012 sorpassa la fatidica soglia del miliardo. Certo, una parte di costoro sono utenti occasionali. Ma in un giorno qualsiasi, 757 milioni di persone vanno effettivamente a consultare la propria pagina di Fb o quella di amici.

L'azienda fondata dal gruppetto di studenti, che rapidamente abbandonò Harvard per trasferirsi sull'altra costa nella Silicon Valley californiana, oggi ha più di 6.300 dipendenti. E se nel maggio scorso il suo collocamento iniziale in Borsa fu accidentato e deludente, il ricordo è svanito grazie alle performance successive del titolo. Zuckerberg, a 29 anni, "vale" 30 miliardi di dollari ed è anche divenuto uno dei più generosi filantropi californiani con una donazione di un miliardo per combattere la povertà nella stessa Silicon Valley. Un'azienda che sembrava costruita sul nulla, inizialmente sconcertava gli analisti finanziari che si chiedevano da dove avrebbe mai potuto estrarre un fatturato, per non parlare di profitti. Elementare, Watson: dalla pubblicità. Oggi le "pagine business" (inserzioni a pagamento) raggiungono i 25 milioni. I modesti 777 milioni di dollari di fatturato del 2009 si sono decuplicati in quattro anni: il 2013 si è chiuso con un fatturato di 7,87 miliardi. E un miliardo e mezzo di utile netto.

Ma ancora più appassionante è cercare di abbracciare l'intera dimensione del cambiamento sociale e culturale di cui Fb è stato un motore. Un celebre futurologo della Silicon Valley, Paul Saffo, sostiene che "il più forte impatto di Fb sta nell'averci liberato dalla prigione dell'email, perché la email presupponeva una risposta mentre Fb no; la email andava spedita selezionando uno o più destinatari, con Fb i messaggi vengono diffusi" a 360 gradi, in modo universale, erga omnes. Con l'eccezione dei giovanissimi, siamo tutti cresciuti in un mondo dove la nostra comunicazione era biunivoca: dalla posta cartacea, alla telefonata, alla email, il contatto è stato essenzialmente uno-a-uno, salvo moltiplicare i destinatari delle email con lunghe liste di indirizzi. 

Con il social network la comunicazione è esplosa, rivolgendosi a un pubblico vastissimo. L'intuizione iniziale è stata quella di sfruttare come base di lancio il bisogno di socializzare degli studenti. Salvo poi scoprire che noi adulti siamo utenti ancora più avidi di Fb e le fasce di età dai 30 ai 50 anni se ne sono appropriate di prepotenza. Aiuta anche il fatto che il primo mercato di Fb sia stato quello americano: in un paese dall'elevata mobilità geografica, dove il bisogno di mantenere le amicizie a distanza è forte (o anche solo di comunicare tra figli, genitori, nonni che abitano a ore di volo gli uni dagli altri). Poi però si è scoperto che certe aspirazioni sono universali, e gli aneddoti sui compagni di scuola ritrovati molti decenni dopo sono diventati frequenti e banali anche in Europa, Asia, America latina.

Per misurare il successo di Fb naturalmente serve anche ricordare la fine che hanno fatto emuli e concorrenti. Chi ricorda più MySpace? Lanciato un anno prima di Fb, aveva una concezione analoga ma è stato travolto, emarginato (non senza avere spillato 580 milioni di dollari a Rupert Murdoch che lo acquisì sperando di integrarlo nel suo impero multimediale). LinkedIn è riuscito a non farsi stritolare ritagliandosi una nicchia di mercato come social network "professionale". Altri, da Friendster a Bebo a Orkut, sopravvivono a stento malgrado alcuni siano posseduti da giganti come Aol e Google. Sole eccezioni sono alcuni rivali di Fb creati in nazioni autoritarie dove il regime locale ha messo fuori legge il social network di Zuckerberg. Chi prevede per quest'ultimo un declino altrettanto rapido della sua ascesa, lo fa a suo rischio e pericolo.

Uno studio recente dell'università di Princeton ha analizzato Fb con la stessa metodologia con cui i biologi studiano le infezioni virali. Proprio come una pandemia d'influenza, Fb raggiungerà il suo apice e poi crollerà velocemente fino a perdere l'80% dei suoi utenti. A suffragare questo tipo di proiezione ci sono i primi segnali di stanchezza, disaffezione, partiti proprio dal pubblico più giovane. I giovani hanno appreso a proprie spese che cosa significa la perdita di ogni intimità. Alcune sciocchezze, o foto imbarazzanti, messe su Fb sono diventate strumento per bocciare la domanda di ammissione nelle selettive università americane. Altri si sono pentiti di aver messo ogni sorta di bagordi su Fb, quando se li sono visti rinfacciare in un colloquio di assunzione. Ma lo stesso quartier generale di Fb ha reagito allo studio pubblicando una sorta di parodia: in cui si descrivono le iscrizioni all'università di Princeton come un'infezione virale, destinata a scomparire del tutto entro il 2021.

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